Gli ultimi anni della vita di Francesco sono dolorosi; malattia e situazione del suo ordine lo forgiano. Sono anche gli anni in cui un'intima gioia, un senso di pienezza che tutto pervade, sembra impadronirsi di lui.
Di questi sentimenti è testimone il singolare Natale della montagna, che Francesco vuole celebrare a Greccio, luogo a lui tanto caro, il 25 dicembre 1223. Quel Giorno era per lui sempre una grande gioia. Riviveve nello Spirito la scena della povertà della Vergine e del suo Figlio nella grotta di Betlemme. Si commuoveva, si esaltava, chiamava alla letizia i suoi compagni, i poveri e i ricchi, le creature tutte.
Da sempre Francesco si meravigliava del fatto che Dio avesse preso le nostre sembianze, fosse divenuto uno di noi, carne della nostra carne.
A Giovanni Levita, signore di Greccio, Francesco disse: "lo vorrei celebrare con te la prossima festa del redentore. Ricorderò la nascita di lui a Betlemme in modo da vedere tutta la povertà che egli dovette sopportare fin dall'infanzia per salvare noi peccatori". (I Ce1468-471).
Il cavaliere lo stava ad ascoltare, chiedendosi in che modo avrebbe potuto accontentarlo: "Ecco - gli spiegò Francesco - vorrei che in qualche grotta della montagna che possiedi facessi collocare una mangiatoia con il fieno e vi vonducessi un bue e un asinello così come erano a Betlemme. La notte di Natale verrò lassù e, tutti insieme, pregheremo nella grotta".
Il desiderio di Francesco fu esaudito oltre ogni aspettativa. In quella notte la valle reatina risuonava dei canti dei frati degli eremi attorno, dei pastori, dei contadini. Le loro torce sembravano voler trasformare il buio e il freddo della notte, nel chiarore più luminoso e caldo.
Francesco saliva su per i sentieri ripidi, cantando l'inno che egli stesso aveva composto con le parole dei salmi: "Iddio è la nostra forza. Il Signore grande santissimo ha inviato dall'alto dei cieli il suo Figlio nato dalla Vergine Maria. Un bambino dilettissimo ci è stato dato ed è stato deposto nella mangiatoia".
Nella grotta tutto era pronto. Il presepe era un piccolo altare. Era come se Betlemme, quell'anno, si fosse portata sulla cima della montagna di Greccio.
La nascita del Salvatore non era più una cosa lontana nel tempo, in una terra mai vista, ma avveniva li su quel monte che loro conoscevano, tra quei boschi e quei prati che vedevano ogni giorno .
Francesco entra nella grotta, accarezza quelle povere e umili cose e creature con il suo sguardo,sperimenta una gioia mai gustata prima. Il sacerdote dà inizio alla Messa di Natale. Francesco canta il Vangelo e lo spiega. Più sospiri che parle. Più canto che discorso.
Il culmine della celebrazione: Francesco prende tra le braccia quel bambino posto sul fieno il quale, per la fede di Francesco, sembrava prendere vita e rinascere nel cuore dei presenti. La verginità di Francesco era stata resa fertile in questo bimbo che si stringeva al petto. Lui era finalmente padre, madre, fratello, sposo, dimora del suo Signore.
Possiamo avvicinarci a questo bimbo senza paura : Dio, bimbo indifeso; Dio, pezzo di pane. Quanta fiducia ripone cristo nelle sue creature! Per questo Francesco unisce in un solo sguardo di fede di amore di Natività di Gesù e l'Eucarestia. Lui che un giorno è disceso nel grembo della Vergine e da lei è nato su poca paglia, ora è presente sull'altare e si fa cibo per tutti. Di un Dio così, che ha volto e parola di bimbo e di uomo, Gesù Cristo, chi può aver paura?
I contadini tornano a casa pieni di gioia. Quella notte era diventata tanto luminosa, da non aver più bisogno delle loro torce per attraversare l'oscurità. Il Signore Dio si era veramente fatto carne nel bimbo, accanto all'altare. Francesco era felice per loro. Quelle persone semplici di Greccio erano anche loro come fanciulli : ancora una volta Dio si rivelava ai piccoli.
Quell'anno francesco era partito da Greccio con un cuore nuovo, perchè sapeva che i suoi fratelli avrebbero mantenuto l'usanza di celebrare il Natale in quel modo. E la gente ne avrebbe sparso la notizia nei paesi vicini e poi in tutta Italia e .... nel mondo intero.
Lui stesso avrebbe voluto chiedere all'mperatore di fare un editto che invitasse tutti i suoi sudditi a spargere chili di frumento per le strade la notte di natale, perchè fossero contenti anche i nostri fratelli uccelli.